FILATELIA. Servivano in caso di emergenza nella Guerra Fredda

Trovati due uffici postali portatili

Nel deposito della ex direzione provinciale, uno potrebbe essere quello di Cefalonia

Di: Giancarlo Beltrame
Due uffici postali da campo, da utilizzare in qualsiasi situazione di emergenza, sono stati ritrovati nel deposito di via delle Coste, forse provenienti dal Palazzo delle Poste, suscitando interesse immediato in collezionisti e filatelici. Finora, infatti, se ne conoscevano soltanto altri due, uno a Trieste, nel Museo postale e telegrafico della Mitteleuropa, l’altro a Torino, presso presso l’Archivio storico di Poste italiane. A darne notizia è il quotidiano online di filatelia Vaccari News, diretto da Fabio Bonacina.
Uno dei due uffici portatili ritrovati a Verona, pulito e rimesso in ordine, verrà mostrato il 12 dicembre ai più importanti clienti di Poste italiane a Venezia. È l’ufficio postale militare numero 2: quattro casse che, in pochissimo tempo, permettevano di allestire una vera e propria postazione, dotata di tutto il necessario: dai tavolini su cui lavorare agli sgabelli, dal casellario a soffietto all’insegna e alla tenda, sotto la quale insediarsi. Senza naturalmente dimenticare i piccoli oggetti, compresi pennini, spilli, inchiostri, bolli, gomme, sacchi, cassetta, lanterna e bilancia.
«A livello storico sono importantissimi», sottolinea Bonacina, «e non tanto per l’ipotesi che uno dei due kit possa essere di quello attivo a Cefalonia nel 1943, visto che il numero è lo stesso, il 2, ma perché si sa che queste casse furono costruite a inizio ’900 e usate tanto nella prima quanto nella seconda guerra mondiale. E anche se i corredi presenti riportano all’inizio degli anni ’50, certamente sono due dei cento uffici d’emergenza che il ministero delle Poste teneva nascosti per le emergenze, dalle guerre alle invasioni».
Per quanto riguarda il numero 2, era al servizio del comando della Divisione Acqui. Le relazioni dicono che venne distrutto dopo l’8 settembre dagli addetti, nei tragici giorni del massacro di Cefalonia e Corfù, ma potrebbe essere giunto in qualche modo a Verona, sede della Acqui, così come ricostituito a posteriori con lo stesso identificativo.
«I set originali datano ad almeno settant’anni fa, come testimoniano numerosi oggetti risalenti al Regno, prima di tutto i sacchi», riferisce Mario Coglitore, direttore dell’Archivio storico di Poste italiane a Venezia. «Nel dopoguerra vennero ricomposti e aggiornati: vi sono moduli stampati nel 1951. Probabilmente, vennero ripristinati per un possibile uso durante la Guerra fredda».
Il secondo ufficio, ancora da mettere in ordine, è rimasto a Verona e porta il numero 5.

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