Gli oggetti esposti e tutto il lavoro sostenuto per custodirli, non sono fini a stessi. Ricordano tutti (anche il più piccolo) la storia di qualcuno che ci ha preceduto o che ha vissuto al nostro fianco. E’ così che dobbiamo ricordare con sentita nostalgia Mario Rolando, appassionato della storia che al forte raccontiamo e unico per generosità e bontà. Diede un intenso supporto all’iniziativa museale e condivise con passione ogni nuova idea. Ci ha lasciato nel 2006.

Ma la persona che più ci manca è Walter

Una storia nella Storia

Nel Settembre del 1984, la famiglia Rama (papà Giuseppe, Walter e Massimo), iniziano le ricerche di reperti bellici della Grande Guerra. La passione per la montagna e per la storia li spinge in montagna tutti i fine settimana: dalle retrovie, alle prime linee trincerate austriache ed italiane. Dai boschi in fondovalle alle pietraie in alta montagna. Il più appassionato di tutti, si rivela con il tempo proprio Walter, che cura e manutenziona con passione tutto il materiale che negli anni viene collezionato. Sulle orme dei “recuperanti” trentini, scoprono la storia nascosta delle nostra bellissime montagne, ritrovando nel tempo il materiale che ora è qui raccolto.

Le ricerche proseguono assidue fino al 2002, quando il materiale raccolto viene esposto nei locali della Batteria alta presso il Forte Wohlgemuth a Rivoli Veronese. Qui la passione per la raccolta dei reperti bellici (mai acquistati o scambiati, eventualmente donati) si traduce nel Museo Reperti della Grande Guerra: non ha goduto di particolari sponsorizzazioni e quindi ci si è prodigati con l’aiuto anche del lavoro di volontari, per ristrutturare i locali ed acquisire gli espositori necessari.

Walter è sempre stato presente, in questi anni, curando in prima persona il museo; dalla prima inaugurazione del 2002 alla successiva revisione nella primavera del 2004. Ogni pur piccolo oggetto è stato da lui qui pulito ed esposto.

Domenica 12 Settembre 2004

Era una bella giornata di sole, ideale per fare due passi in città o al lago.

Per Walter invece era perfetta per lanciarsi col paracadute: già da alcuni anni praticava questo sport ogni fine settimana (tempo e Museo permettendo) presso la scuola paracadutistica di Boscomantico. Ne era assolutamente innamorato: le sensazioni vissute in volo sono uniche e la maggior parte dei suoi amici erano lì al campo. Quello fu il suo ultimo lancio, perché purtroppo un incidente in volo afflosciò il suo paracadute e l’impatto a terra fu troppo violento.

Ci lasciò alcuni giorni dopo da Borgo Trento con un ultimo atto di generosità, donando parte di se a chi serviva per vivere. Si aprirono le porte dell’inferno e del paradiso a chi visse da vicino questo tragico evento. Il dolore vivo e lacerante tolse il fiato, ma la fede e la speranza ci sostenne il capo verso il cielo. Da allora è uno sforzo quotidiano, per dare un senso a quello che è successo, nel bene e nel male: rimane un evento che va oltre i nostri limitati pensieri.

L’opera di Walter prosegue qui a Rivoli con il lavoro dei volontari e scalda i cuori di chi l’ha conosciuto.

Dedica

Magari un giorno troverò le giuste parole per raccontarvi di lui; forse la persona che meglio ha saputo farlo è stata una sua e nostra cara amica. Vi allego le righe che dedicò a Walter nel Settembre del 2004.

Caro Walter,

quante volte mi hai sentita parlare davanti a tanta gente, prima quando insieme andavamo alle manifestazioni e poi quando tu stesso venivi presentato al pubblico al tuo arrivo e tutti ti applaudivano e tu eri emozionato e felice per quello che ti accadeva intorno, per quello che eri riuscito a fare.

Oggi siamo noi profondamente emozionati, così tanto che il solo parlare sembra la cosa più difficile del mondo. Ma vogliamo tutti salutarti Walter, meraviglioso Walter, con la tua timidezza che io avevo da tempo dimenticato perché per me è come se tu fossi stato sempre così come eri ora: coraggioso, modesto, sincero in ogni tua parola, generoso, educato, disponibile, saggio, riservato, rispettoso e fiducioso, fiero ed entusiasta di tutto ciò che facevi, del tuo lavoro, di tuo padre e della tua famiglia, del tuo forte di Rivoli dove ti sentivi a casa come a casa nostra, stimato e benvoluto da tutti.

E’ stato così facile per tutti volerti bene che anche chi ti ha conosciuto per poco tempo non dimenticherà la tua dolcezza, i tuoi indefinibili e adorabili sorrisi che spesso sostituivano le parole.

Io penso che tu già te ne rendessi conto, ma posso assicurarti che eri pieno di amici, molti più di quanti potevi immaginare, pieno di compagni che ti hanno voluto bene e stimato e ai quali mancherà la tua presenza così leggera, così pulita, la tua anima così speciale.

Eri un uomo ed eri anche un fanciullo per noi e quel fanciullo avremmo voluto poterlo proteggere sempre, ma non ci è stato possibile.

Grazie per essere stato con noi Walter, per la sensibilità con cui ci sei stato accanto e per la tua bontà che non dimenticheremo mai.

Ciao tesoro.

Anna

Qui di seguito ci sono alcune foto: raccontano gli anni trascorsi a cercare il materiale che ora è esposto a Rivoli e soprattutto la sua ultima e più forte passione, il paracadutismo. Sempre sorridente e disponibile anche al campo di Boscomantico seppe conquistare il cuore di tutti.

Al forte di Rivoli sentiamo di dover proseguire con impegno ciò che con Walter abbiamo condiviso: dalla prima scheggia trovata in montagna all’inaugurazione del museo reperti della Grande Guerra.

Un giorno, ho fiducia che sapremo dare un senso concreto a tutto ciò che finora è successo, perché Walter ci ha semplicemente preceduti.

Volle a tutti bene e a tutti manca tantissimo

Walter e la passione per il paracadutismo

Ringraziamenti

Un ringraziamento particolare va a Don Pietro Candusso, autore fra le altre opere, del logo del forte.

Pietro Candusso (Treppo Grande (UD), 19.10.1919 – Castello di Godego (TV), 11.12.2014) fu un Salesiano di Verona.

Fin da bambino manifestò il suo talento per il disegno, passione che coltivò per tutta la vita. Conseguì la Maturità Artistica nel 1944 e successivamente, nel 1959, l’abilitazione per l’insegnamento del disegno e storia dell’arte.

Entrato a far parte della Congregazione Salesiana dei figli di Don Bosco (1941) dedicò tutta la sua lunga vita sacerdotale all’educazione dei giovani studenti, degli scout e all’insegnamento. La sua produzione di disegni, ritratti, paesaggi, pirografie, acquerelli è innumerevole, ma anche dispersa fra le molte persone a cui era solito regalarla in omaggio. Una piccola raccolta è conservata presso la sede degli Ex-allievi dell’Istituto Don Bosco, Associazione che guidò come incaricato per 20 anni.

Morì mentre disegnava il volto di Cristo sofferente: si ritrovava in quel volto?

Scrivici

Al momento non ci siamo. Ma scrivici il tuo messaggio e cercheremo di risponderti al più presto.

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